Allenare al gioco del calcio by Mental Coach Seconda parte

Considerazioni da Mental Coach Professionista*, sui metodi di allenamento nel calcio giovanile, PARTE SECONDA

Cosa significa giocare bene a calcio?

Negli sport singoli come il tennis, il golf, lo sci ecc…, è facile definire chi “gioca bene”; chi vince, gioca bene e va avanti! Se sei bravo vinci i tuoi incontri e ti puoi ritrovare a Wimbledon altrimenti palleggi con gli amici. Ma nel calcio, è tutto più complesso. Ricordiamo molti casi di calciatori con grandi qualità ma carriere sportive scarse, e calciatori che spostati di ruolo diventano leader della squadra e fautori del successo del team. Molto spesso, il successo di un calciatore passa attraverso la visione del mister, che ne intuisce le potenzialità in ruoli inaspettati (esempio può essere quello di Andrea Pirlo spostato da Ancellotti da trequartista a mediano).

Allora, quali sono i comportamenti tecnici, attitudinali, tattici che definiscono la qualità del calciatore?

Il mister potrebbe utilizzare la ruota del calciatore, per evidenziare i comportamenti calcistici che fanno parte dei talenti dell’atleta e quelli che invece devo esser sviluppati con esercitazioni specifiche.

La ruota del calciatore

Terza considerazione

I calciatori non sono tutti uguali!

Ogni calciatore è diverso dagli altri e necessita di attività differenti per esaltare le proprie competenze e migliorare quelle necessarie per il suo ruolo. Allora perché non differenziare maggiormente gli allenamenti?

Quanto tempo si dedica oggi allo sviluppo delle competenze di base, nei settori giovanili delle società dilettantistiche? Il colpo di testa, lo stop di petto, il calcio al volo, il tiro in porta, l’uno contro uno ecc…

Eppure è proprio dalle società di “periferia” che nascono i campioni di domani! Non tutti hanno la fortuna di essere selezionati da una squadra professionistica per il proprio settore giovanile; la massa di ragazzi che giocano a calcio lo fanno nelle società dilettantistiche.

La ripetitività del gesto tecnico

Sareste in grado di guidare in maniera sicura la vostra auto se la utilizzaste una volta ogni due mesi? Certo che no! Utilizzandola, da subito, dopo aver conseguito la patente, costantemente tutti i giorni il vostro corpo-mente ha appreso come guidare, ed ora lo fate, parlando tranquillamente al telefono, fumando una sigaretta, pensando ai fatti vostri, tanto che spesso non ricordate nemmeno che strada avete fatto per tornare dall’ufficia a casa.

Questo perché alla fine è il vostro corpo che impara, non la vostra mente. E’ il corpo che è depositario delle nostre competenze nel FARE. Come può un tennista rispondere ad una battuta nella quale la palla viaggia a 210 km/h? Non è la mente che istruisce il corpo alla risposta, non ne ha materialmente il tempo; è il corpo che agisce in autonomia, ma per arrivare a ciò occorre tanto allenamento, come guidare un’auto.

Allenare i gesti tecnici

I comportamenti tecnici possono migliorare se il gesto è ripetuto molte volte di seguito. Il tennista allena il diritto colpendo la palla centinaia di volte, lo stesso per il rovescio e così via.

Di prassi il calciatore invece o dispone delle competenze innate o niente! In realtà, sono proprio i grandi calciatori che si fermano in campo per esercitare i loro colpi migliori, ripetutamente; le punizioni, i tiri da fuori area ecc… Sinatra, the voice, si allenava 4 ore al giorno per mantenere la sua qualità canora e invece a volte si pensa che il talento sia innato e che non debba essere allenato.

Questo dimostra che è il sacrificio, l’impegno, l’allenamento, la ripetitività del gesto che porta ad un miglioramento repentino e visibile della qualità del gioco.

Quanti colpi di testa si eseguono in un allenamento? Quanti tiri in porta? Quanti stop? …

L’insicurezza del calciatore

Capita al mental coach di lavorare sulle interferenze che impediscono al calciatore di esprimersi al meglio. Spesso però l’insicurezza, prima che dalle interferenze mentali è dettata dalle competenze mancanti. Il lavoro del coach non può che essere sinergico a quello del preparatore atletico, tecnico e tattico, perché quando l’esplorazione del coaching arriva a consapevolizzare una carenza nei comportamenti calcistici, solo il tecnico può metterci una pezza.

Se un ragazzo ha paura a colpire la palla con la testa, dato il rinvio del portiere, è il mister che gli deve insegnare come evitare di farsi male!

Se un atleta stoppa la palla di petto e la spedisce 3 metri avanti, così che gli avversari la conquistano e fanno goal, è il mister che deve insegnare come stoppare la palla di petto e tenerla vicino al corpo per difenderla. E’ chiaro che la prossima volta il ragazzo sarà timoroso nel gestire il pallone e farà peggio, perché sì che in quel momento oltre alla incompetenza si innesca anche l’interferenza mentale che ne abbassa il potenziale.

*Il Mental Coach Professionista si distingue per aver ricevuto l’attestato di qualifica da parte di un’associazione di categoria (nel mio caso l’ACoI), riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo Economico, in base alla legge n.4 del 2013.

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Bibliografia

Daniel Goleman, “Intelligenza emotiva”

Timothy Gallwey, “Il gioco interiore nel tennis”

Timothy Gallwey, “Il gioco interiore nel lavoro”

Mihàly Csikszentmihàlyi, “Flow, psicologia dell’esperienza ottimale”