Stato di Flow con il Coaching

Come il coaching può accompagnare il cliente in uno stato di Flow (flusso) e raggiungere così la sua massima performance.

Osservare un bimbo giocare è il modo più semplice per comprendere cosa sia lo stato di flow. Immerso nel suo gioco, il bambino si estranea dal mondo e tutta la sua attenzione è rivolta al “FARE”, è orientata all’azione che sta compiendo, fino a dimenticarsi della fame e delle sue esigenze fisiologiche; non è raro infatti che la mamma debba richiamare con insistenza il figlio perché si metta a tavola, ottenendo un diniego, quando è completamente coinvolto dall’attività che sta svolgendo.

Anche agli adulti capita di vivere esperienze di flow, quando sono completamente assorti nell’esperienza di un’attività estremamente coinvolgente e gratificante. In modo particolare, gli atleti, durante una gara, possono accedere a questo “stato di grazia”, una condizione psico-fisica che li fa eccellere, ma non solo; ognuno di noi, nello svolgimento della propria professione, come nelle attività domestiche (per esempio, fare i tortellini in casa…) può approdare a questo stato di coscienza.

Il coach professionista ti accompagna nello stato di Flow

Il Coach professionista ( generalmente ma impropriamente definito Mental Coach), attraverso le proprie competenze e pianificando obiettivi ben formati, accompagna il cliente all’acquisizione di questa modalità esperienziale.

L’aspetto mentale che più caratterizza lo stato di flow, è la totale assenza di DIALOGO INTERNO. La mente, giudicante e dedita al controllo si allinea perfettamente con il Sé inconscio ed operativo, eliminando quella fastidiosa vocina che ci impedisce di esprimere al meglio le nostre potenzialità. Avete presente “il braccino corto del tennista?”; la condizione mentale per cui sul match point, l’atleta perde la sua spontaneità, perché percepisce l’ansia relativa ad un punto decisivo? Cosa si dirà tra sé e sé l’outsider che sta per battere il campione affermato? Qual è la differenza tra il campione e colui che arriva spesso secondo?

Seguire un processo di coaching aiuta il cliente ad acquisire l’autoefficacia necessaria per raggiungere i propri obiettivi.

“Ti trovi in uno stato di estasi, quasi come se non esistessi. L’ho sperimentato diverse volte di persona. La mia mano sembra non avere legami con me e io non ho nulla a che fare con ciò che sta accadendo. Me no sto semplicemente seduto lì a guardare, in uno stato di timore reverenziale e meraviglia. E tutto questo poi scorre via dileguandosi”.

Ecco come un compositore descrive i momenti in cui dà il meglio di sé nel proprio lavoro. Questa descrizione è eccezionalmente simile a quella di centinaia di uomini e donne, scalatori, campioni di scacchi, chirurghi, giocatori di pallacanestro, ingegneri, dirigenti, e perfino archivisti, quando parlano di un momento nel quale hanno superato se stessi in un’attività che amano. Questo stato è stato definito “flusso” da Mihaly Csikszentmihalyi.

(Tratto dal libro “Intelligenza Emotiva di Daniel Goleman).

 

Alessandro Gornati